12. Light bird food mix

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Molti carpisti vanno matti per i pastoncini ed è comprensibile data la meravigliosa abbondanza di scelta in questo variegato mondo d’ingredienti ornitologici.

Si spazia dai dolci pastoni con miele e frutta, ai complessi composti umidi dedicati agli uccelli insettivori; praticamente le possibilità di sperimentare sono infinite!

La naturale evoluzione del boilie mix (50/50) permette, ritarando gli ingredienti con l’aggiunta di un quinto elemento, di creare un bird food mix “leggero”, caratteristica questa che distingue le miscele che contengono meno del 30% di pastoncini ornitologici.

Dividendo in cinque parti risulta:

  1. 200 grammi di farina di soia grassa tostata
  2. 200 grammi di farina di mais fumetto
  3. 200 grammi di farina di semola rimacinata
  4. 200 grammi di latte intero in polvere
  5. 200 grammi di pastoncino a scelta (oppure combo di più prodotti)

Anche in questo caso una base di pratica e semplice realizzazione che ci permette di variare l’elemento caratteristico, cambiando granulometria, gusto e azione al risultato finale.

I pastoni più gettonati da sempre sono gli Haiths britannici che rappresentano la prima scelta della maggior parte delle aziende.

Nectarblend,  PTX, red factor, prosecto insectivorus e, ovviamente, Robin red.

Nomi molto classici che permettono caratterizzazioni dolci, sapide e speziate, molto noti a tutti e nel complesso ricombinabili fra loro creando anche delle combo più fantasiose.

Ma anche l’ornitologia italiana offre molte opportunità come il classico Biskò di Ravasi, la nuova linea molto tecnica di Happy bird con classic egg, uniko24 e le pappe da imbecco estremamente nutritive e gustose, passando per classici pastoni come quelli offerti da Raggio di sole e Ornitalia.

La scelta è molto personale e, dovendo dare un paio di opportunità, mi sento di suggerire l’Uniko 24 di HB, per un aversione tecnica e dolce, da aromatizzare con gusti cremosi e fruttati, oppure il pastone ricco di insetti e dal gusto sapido: “Tuttinsect” della linea Fly di Reggio di sole, per le versioni da aromatizzare pesce, carne o speziate.

Una volta deciso il tipo di impronta gustativa, non resta altro che sbizzarrirsi sulla componente attrattiva liquida che sarà impostata con il liquid food più adatto, l’aroma di sintesi, l’olio essenziale per dare supporto aromatico e infine il dolcificante-

Anche in questo caso suggerisco tre versioni toste, da caccia grossa , molto rapide come entrata in pesca:

  1. Per la versione dolce un classico che combina l’efficacia attrattiva del liquid liver , con lo scopex ed il pepe nero olio essenziale. Misceliamo 7 uova medie, 100 millilitri di liquid liver, 7ml. di aroma scopex, 15 gocce di olio essenziale black pepper e 5 ml. di dolcificante intenso(dose per un chilogrammo di mix)
  2. Per la variante sapida abbiniamo lo squid extract liquido, l’aroma squid, l’olio essenziale all’aglio e il dolcificante intenso. Misceliamo 7 uova medie, 100 ml. di squid extract, 7 ml. di aroma squid, 4 gocce di olio essenziale di aglio e 5 ml. di dolcificante intenso.
  3. La terza ed ultima possibilità acida e fruttata, rappresenta la scelta ideale per la pesca in acqua anche molto fredda. Combiniamo l’estratto emo krill , l’aroma bubble gum, l’aceto di mele e il dolcificante intenso. Misceliamo 6-7 uova, 100 ml. di emokrill estratto,7 ml. di aroma bubble gum, 50 ml. di aceto di mele e 5 ml. di dolcificante intenso.

Con queste varianti lasciamo momentaneamente il mondo delle boilie per entrare, dalla prossima puntata, in quello delle particle!

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.