15. Farine di pesce

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Le farine di pesce rappresentano una grande famiglia di ingredienti mutuati dall’industria ittica dedicata alla produzione di mangimi.

Come si produce una farina di pesce?

Partendo dal pescato, il primo processo è la pulizia del pesce per ottenere solo la carne ,scartando quindi la pelle, gli organi interni e le lische. Questa operazione si effettua sui prodotti di maggior qualità che in genere si compongono di un’unica specie ittica, mentre per i prodotti di basso costo, prodotti in genere nel sud del mondo, si utilizzano pesci misti ed a volte, si opera il processo sull’intera carcassa dell’animale, senza separare le parti più nobili.

A questo punto la materia prima viene essiccata a temperatura gentile, al di sotto degli 80°C per le farine più nobili, definite LT (low temperature), oppure in forni a 200 gradi per le forme più economiche.

Cosa comporta questa differenza di temperatura? Essiccando a temperatura gentile si mantengono tutti i nutrienti e tutto il sapore originale, concentrandolo. Mentre il forno distrugge gran parte delle sostanze aromatiche più volatili, creando quindi un risultato povero di sapore e privato anche di alcuni nutrienti.

In ambito commerciale mondiale, quindi, le due denominazioni che identificano la prima scelta sono appunto la sigla LT, oppure la definizione a seconda della percentuale proteica del prodotto finito, che vede la soglia del 65% di proteine , come confine ideale fra i prodotti di alta qualità che normalmente hanno almeno il 68-70% di protidi, e i prodotti più scarsi che si attestano al di sotto del 60%.

Esistono poi dei prodotti più concentrati e nutrienti, chiamati: “estratti” oppure “ predigeriti” o anche “ concentrati proteici”, che sono ottenuti solo dalla carne frullata, sottoposta all’azione di un acido (in genere acido formico) o di enzimi digestivi, al fine di ottenere la separazione dei macronutrienti dalle fibre e dalle sostanze non edibili, per poi concentrare il tutto e polverizzare con un processo definito: “spray dried” che consiste nel soffiare a forte pressione questa poltiglia semiliquida in altoforni ad aria calda, facendo così asciugare il tutto fino a realizzare la forma in polvere che tutti noi conosciamo.

Se il processo viene fermato stabilizzando con sale e additivi il bolo ancora semi-liquido, si ottengono i liquid food che vengono venduti in tanica come ingrediente da gestire nei liquidi della boilie.

Si tratta quindi di una famiglia di prodotti molto interessanti per alzare la componente nutritiva e caratterizzare il gusto del mix (farine, estratti e concentrati proteici),oppure per aggiungere attrazione e gusto (attrazione primaria e secondaria di cui abbiamo parlato in una delle prime pillole di bait guru) nella componente liquida della boilie(liquid food).

In genere le miscele che contengono una buona dose di farine di pesce si chiamano fishmix e sono universalmente riconosciuti come mix ideali per pasturazione a medio e lungo termine, anche se molti carpisti riconoscono loro anche capacità di azione veloce in tutti quegli ambienti in cui i pesci sono abituati a nutrirsi di cibi molto proteici . Questa efficacia in poche ore , deve essere esaltata dalla componente solubile della boilie che affianchi alle farine solide anche derivati di pesce capaci di diffondere in acqua precisi segnali alimentari (ammine aromatiche e amminoacidi semplici).

Realizzare un semplice fish mix è abbastanza facile, basandosi sempre sull’interpretare i quattro ingredienti del boilie mix, aggiungendo una quinta parte nutriente, gustativa e attrattiva.

Come ad esempio:

  1. 200 grammi di farina di soia tostata
  2. 200 grammi di farina di mais fumetto
  3. 200 grammi di farina di semola rimacinata
  4. 200 grammi di latte scremato in polvere
  5. 200 grammi di farine di pesce composti di 150 grammi di farina LT a scelta (salmone, aringa , tonno , acciuga ecc.) e 50 grammi di farina predigested o estratto a scelta ( predigested fishmeal , squid , krill, glm ecc.)

Con il risultato ottenuto, possiamo creare efficaci esche da pasturazione preventiva semplicemente rullando con uovo, un olio di pesce a scelta e un olio essenziale per dare un gusto caratteristico. In questo caso sarà grazie alla continuità di pasturazione che il pesce prende confidenza con questo cibo comodo e non serviranno particolari enfasi in termini di attrazione.

Se invece vogliamo velocizzare l’azione entrante, dovremo utilizzare una differente parte liquida, in maniera da caratterizzare maggiormente l’esca e darle una marcia in più.

Una scelta ideale per creare una brillante esca all round viene dall’aggiunta di uno stimolo speziato, magari utilizzando la forma liquida del fantastico pastoncino Robin red, associata ad un buon olio essenziale agrumato e inserendo un aroma pesce affidabile e con pH basico, tipo lo squid oppure il crab.

Ecco quindi che rullando il nostro chilogrammo di fishmeal mix light con 70 ml. di liquid Robin red, 6 gocce di olio arancio, 7 ml. di aroma crab e 5 ml. di dolcificante NHDC , riusciamo ad ottenere un ottimo compromesso fra la parte nutritiva dei solidi e la velocità di attrazione dei liquidi.

Nella prossima pillola parleremo di una delle farine di nutrimento e gusto che preferisco: il fegato, così da poter sfruttare delle varianti dinamiche da contrapporre al gusto pesce.

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.