2. La carpa

0
1588

La carpa è un pesce importato in Europa dall’Asia per scopi alimentari; grazie alle sue capacità adattative, si è perfettamente acclimatata in tutte le nostre acque, dalle foci salmastre dei fiumi, ai laghi di montagna.

Questo superbo onnivoro è in grado di cambiare alimentazione e abitudini in funzione dell’ambiente, specializzando sia gli organi di senso, sia la complessa chimica che regola metabolismo e funzioni vitali.

Ovviamente le acque che offrono abbondanza di cibo proteico e elevate qualità fisico/chimiche, sono in grado di sostenere popolazioni più vaste ed accrescere individui più sani e di grosse dimensioni.

La carpa ha generato un’indotto notevole nell’ambito della pesca sportiva, perché raggiunge taglie enormi (superiori ai 30 kg.) e per la rusticità che la caratterizza, che permette una pratica del catch and release molto sicura, che difficilmente danneggia o porta alla morte dell’esemplare.

Si tratta inoltre di un pesce impegnativo da pescare in termini fisici e di fatica, ma non troppo diffidente e sospettoso da poter essere definito “difficile” da catturare.

Per questi motivi la sua pesca specialistica, definita “carpfishing”, vanta una notevole storicità, essendo nata negli anni sessanta in Inghilterra, ed un grande numero di appassionati.

Tanto da giustificare l’esistenza di libri specifici che trattino i complessi temi dello sviluppo delle esche, come ad esempio The Bait Guru, da cui sono tratte queste pillole.

Come dicevamo all’inizio, la carpa si adatta all’ambiente, affinando la sua sensibilità chemio-recettiva in funzione dell’alimento primario di cui si nutre. Matura la capacità di selezionare e ricercare le fonti alimentari proteiche, di origine animale, che sono quelle in grado di darle maggior risultato in termini metabolici.

La conoscenza di questo meccanismo ha portato lo sviluppo delle boilie verso un adattamento che imitasse i complessi segnali chimici ricercati dal pesce, che sono noti grazie alla ricerca scientifica costruita attorno a questo animale che è anche fonte di nutrimento e reddito per l’essere umano.

Amminoacidi, sali minerali, zuccheri semplici e acidi organici, rappresentano le sostanze primarie da sfruttare per spingere il pesce alla ricerca delle esche e invitarlo a nutrirsene con avidità, grazie anche all’azione di pasturazione preventiva, che nel caso della carpa è una pratica certamente consigliabile per creare abitudine e abbattere le diffidenze.

Il concetto principale che dovremo considerare nella scelta e nello sviluppo delle esche sarà l’attrazione, mentre le considerazioni nutrizionali avranno effetto secondario, peraltro legato a precise strategie d’azione sul lungo termine.

Il senso del gusto, dell’olfatto e del tatto, sono tutti situati in prossimità della bocca, del naso e dei barbigli. Grazie a questi potenti organi il pesce riesce a nutrirsi con facilità anche in assenza di luce e di visibilità, adottando abitudini squisitamente notturne in tutte quelle acque dove il principale alimento (gamberi e invertebrati) è particolarmente attivo dopo il crepuscolo.

La carpa ci vede molto bene ed è un animale estremamente curioso! Questo a volte permette di catturarla stimolandola con boilie ben visibili, che contrastano in maniera spiccata nei confronti del fondale su cui vengono posate.

Il colore è ininfluente in quanto la visione tetra polare e la relativa torbidità delle acque in cui le insediamo, rendono questa caratteristica di secondo piano. La cosa importante è usare esche chiare su fondo scuro e viceversa.

L’udito sottile e la capacità di percepire le vibrazioni, grazie alla linea laterale, rendono l’animale molto schivo e ci obbligano ad un’azione di pesca discreta, fatta di appostamenti silenziosi e mimetici, soprattutto pescando nell’immediato sotto riva, che rappresenta in genere un hot spot per insidiare i grossi ciprinidi.

Da un punto di vista ponderale, le abitudini di questi pesci variano a seconda della taglia, con i piccoli esemplari(<5 kg.) dediti a nutrirsi con continuità, senza un’effettiva specializzazione, mentre le grosse carpe(>15 kg.) si specializzano nella ricerca e digestione di cibo proteico e grasso. Questo meccanismo avviene perchè la digestione, da un punto di vista enzimatico, si adatta migliorando la digeribilità di alcuni cibi rispetto ad altri. Statisticamente la cattura dei record, avviene più facilmente con boilie che contengono stimoli alimentari di natura animale, piuttosto che vegetale, con poche eccezioni rappresentate prevalentemente dai grassi presenti nei semi oleosi e nelle noci.

In termini pratici non è necessario che un’esca sia tecnicamente nutritiva, ma basta che il pesce sia convinto che lo sia, ingannato dagli stimoli chimici che per lui rappresentano il miglior cibo disponibile. Questo determina una certa indifferenza al mix con cui viene formulata la boilie in assenza di pasturazione preventiva, perpetrata con un minimo di continuità (diciamo almeno 4-5 pasturazioni precedenti la pescata). Di fatto chi crea esche da pesca veloce, dovrebbe concentrare gli sforzi ed il budget sugli ingredienti liquidi, adattando solo la componente attrattiva della pallina all’ambiente e ai gusti del pesce.

Nei prossimi appuntamenti parleremo di attrazione primaria e secondaria, due argomenti decisamente importanti per iniziare a capire come funzionano le moderne esche del carpfishing.

https://www.thebaitguru.it/

Articolo precedente1. Pillole di Bait guru
Prossimo articolo3. Attrazione primaria
mm
Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.