3. Attrazione primaria

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Si definisce :”attrazione primaria”, l’insieme dei segnali chimici che escono dalla boilie e che, diffondendosi nell’acqua, attirano la carpa sull’innesco. Il pesce è in grado di percepire quantità infinitesimali di queste sostanze chimiche primarie, nell’ordine di poche parti per milione.

Per capirci: se prendiamo un metro cubo di acqua, stiamo considerando una sensibilità in grado di rilevare poche gocce di aroma disciolte. Purtroppo molti pescatori interpretano questa caratteristica in maniera errata e fantasiosa, pensando che questi sensibili animali possano essere richiamati da decine di metri di distanza! Un po come la leggenda dello squalo che sente a chilometri la goccia di sangue…

In realtà la grandezza con cui ci confrontiamo è molto più piccola, misurabile in pochi decimetri, fatta eccezione per le acque mosse, dove l’azione meccanica del movimento, porta le tracce aromatiche più lontano a valle del terminale.

Questo chiarimento è fondamentale per capire che una buona esca, dotata della giusta attrazione, ben calibrata come dosaggio degli attrattori e fatta con un ottimo mix che scambia regolarmente, andrà comunque posizionata in prossimità degli spot dove le carpe si alimentano abitualmente, oppure nei precisi corridoio che utilizzano per spostarsi.

Ma quali sono queste sostanze così importanti per la nostra azione di pesca?

Quelli che affascinano di più il carpista da questo punto di vista, sono gli aromi; commercializzati in centinaia di versioni colorate e con odori forti e pungenti, rappresentano gli ingredienti più annusati e rimaneggiati in negozio e nelle fiere specialistiche.

Questi ingredienti sofisticati, composti da decine di molecole aromatiche e chimiche, stabilizzate all’interno di una sostanza principale che funge da solvente, sono molto differenti fra loro per quello che riguarda la sensibilità del nostro naso, mentre per il pesce hanno più aspetti in comune che differenze. Intendo dire che gli aromi migliori, sono molto simili come composizione chimica e vengono formulati con molte sostanze comuni ed alcune differenze per giustificare le diverse denominazioni commerciali.

Fra uno Scopex e la fragola, ci sono più similitudini che differenze, con queste ultime che spesso sono ininfluenti ai fini della cattura (per esempio il colorante inserito per distinguerli), tanto che è impossibile giudicarne uno meglio dell’altro se osserviamo la statistica delle catture sul lungo termine.

Ma oltre agli aromi che altre sostanze mettono in moto questo stimolo primario? In linea di massima tutti gli ingredienti solubili inseriti in forma liquida, sono stimolanti da questo punto di vista, e vanno considerati come importanti, per tutte quelle boilie destinate alla pesca “veloce” e di ricerca.

Il pesce sente questi stimoli, ne ricerca la fonte, trova il terminale innescato e quindi lo assaggia, cadendo nel nostro tranello! Ma quante probabilità ci sono che possa trovare una singola boilie da 20 mm. poggiata sul fondale di un grande lago? Sono talmente poche, che nessun pescatore accorto si sognerebbe di lanciare, con disinvoltura, il singolo rig innescato senza creare un minimo di pasturazione intorno.

A questo punto, con molte più esche sul fondale a destare interesse nel pesce, diventa fondamentale che la carpa si alimenti con continuità, fino ad arrivare alla pallina più importante di tutte, che è quella appesa all’amo!

Ciò che spinge il pesce ad alimentarsi con continuità è : “L’attrazione secondaria” che sarà l’argomento della prossima pillola di bait guru.

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.