36. CSL

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Il corn steep liquor è un additivo sotto-prodotto dalla fermentazione del mais per svariati scopi, dalla produzione di birra e alcolici, alla cultura del lievito per scopi industriali o per ricavare bioetanolo.

Si tratta di un prodotto per l’esca e per l’ammollo proposto praticamente da tutte le aziende del settore carpfishing per un motivo molto semplice, costa poco ed effettivamente ha una buona resa in pesca.

Viene commercializzato da grosse aziende di mangimistica e trasformazione in cisterne da mille litri e poi re-imbottigliato dalle aziende della pesca.

Si può trovare in differenti densità , gusti e colore perché molto dipende dal processo di produzione da cui è riscattato, i più chiari sono quelli delle birre di mais , i più scuri quelli della melassa di mais, ad ogni modo per la pesca vanno bene tutti, quello che cambia è alla fine il gusto più o meno acido o dolce , ma tutte le varianti piacciono molto alle carpe.

Il costo di questo ingrediente può variare dai 10 ai 3 euro al litro, a seconda del quantitativo acquistato, (3-4 euro è in genere il prezzo che si spunta per 50 o più litri) si può quindi definire un prodotto economico con un prezzo decisamente abbordabile. Questo è uno dei motivi che non mi hanno mai spinto a provare la produzione casalinga in quanto il procedimento dura almeno un paio di settimane e necessita di controllo costante e secondo me il gioco non vale la candela.

Ma capisco che gli “smanettoni” del tutto self , potrebbero essere molto stimolati da questo curioso ingrediente e che magari il piacere supera di fatto il vantaggio.

Su gentile richiesta di alcuni appassionati, provo quindi a ipotizzare un processo casalingo, fermo restando che vi sono differenti metodi tutti adattabili, in primis quelli usati per la produzione casalinga del Whisky, per i quali esistono tanti tutorial da seguire fino alla fase di distillazione (che ovviamente si salta in quanto il nostro csl è ciò che si forma nello step prima)

https://www.wikihow.it/Preparare-Rapidamente-un-Ottimo-Moonshine-Whiskey

Nel nostro caso il processo parte dallo spezzato di mais o dal mais intero, (più difficile poi da frullare) e vi consiglio di provare con un chilogrammo per prova , per poi ottimizzare e correggere il processo in funzioni di quantità maggiori.

Come primo passaggio metteremo in ammollo 1 kg. di spezzato di mais avendo l’accortezza di coprirlo con almeno 3-4 cm. di acqua e lo lasceremo riposare per 24 ore, a questo punto procederemo a bollire il tutto per almeno un paio di ore, aggiungendo 100 grammi di zucchero, quindi lasceremo riposare fino a riportarlo a temperatura ambiente.

In questa fase frulleremo il tutto e aggiungeremo 30 grammi di lactobacilli per fare lo yogurt, 50 grammi di lievito di birra attivo secco, mescoleremo bene il tutto e poi metteremo a fermentare in un recipiente dedicato per almeno 10 giorni, controllando quotidianamente per scaricare il gas in eccesso che si sarà formato nel vaso.

Alla fine della fermentazione (quando non si formerà più la tipica schiuma e le bollicine di anidride carbonica) metteremo nuovamente il tutto a bollire per almeno 5 minuti o più se vogliamo ottenere un prodotto più o meno denso (il processo stabilizza il tutto, uccide i batteri ed eventualmente evapora la fase acquosa rendendo più cremoso il tutto).

A questo punto lo potete tenere imbottigliato ermeticamente al riparo della luce diretta così com’è oppure, se desiderate una maggio adesività e collosità, potete aggiungere 300 ml. di sciroppo di mais ogni litro di CSL mescolando bene con il frustino elettrico per poi imbottigliare.

Un prodotto così fermentato e addizionato di zuccheri non presenta particolari problemi di conservazione.

Nella prossima puntata parleremo di inneschi, di come differenziarli e potenziarli in funzione dell’utilizzo. Con una ricetta super collaudata.

http://www.thebaitguru.it

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.