52. Strategie per pesci di disturbo

0
2865

In molti mi scrivete circa questa grossa problematica riguardante i pesce gatto in pastura, che di fatto impediscono un’azione efficace rivolta alla cattura delle grosse carpe.

La domanda è sempre la stessa, se cioè si possa elaborare un’esca attrattiva per i ciprinidi e repellente per i gattoni.

Purtroppo la risposta è NO, nel senso che non esistono sostanze che al contempo possono attirare una specie e allontanare l’altra.

Da un punto di vista etologico e morfologico, i pesci gatto sono spazzini dell’oscurità che madre natura ha dotato di organi di senso più specifici rispetto a quelli delle carpe.

Basti pensare ai “baffi” che altro non sono che appendici tattili ricche di sensori che servono a esplorare in prossimità della bocca e percepire quindi stimoli specifici per la ricerca del cibo, quelli del pesce gatto sono il doppio come dimensioni di quelli di una carpa!

L’attrazione organica dettata da materiale decomposto di origine animale li attrae oltre modo, di fatto i tranci di carne puzzolente, i fegatini, le interiora di pollo ecc. Sono da sempre considerate esche validissime per questo simpatico ingrediente da risotto Mantovano…

Ne consegue che tutti i nostri mix fish, birdfish, meat liver ecc. Sono la scelta ideale per fare cestino di baffoni e la peggiore in assoluto per levarseli di torno!

Le uniche scelte sensate sono le esche naturali come noccioline, tiger ecc. Oppure le esche di plastica colorata che possono stimolare un senso che il gatto non ha sviluppato, ovvero la vista, che nella carpa invece svolge un ruolo interessante.

Gli specialisti del settore innescano foam o finte boilies (peraltro indistruttibili) e cercano di attrarre fuori pista con pasture da fondo dolci e vegetali o method lanciati in acqua a una certa distanza dal terminale innescato.

Gli irriducibili della boilie dovrebbero a mio avviso su nutty mix o Robin red mix privi di ogni stimolo chimico organico e di attrazione primaria, ma decisamente gustosi.

Praticamente mix e uova rullato solo con poche gocce di un buon essenziale speziato come garofano, cannella, noce moscata o pepe.

Inutile aggiungere che gli inneschi devono essere decisamente grossi e molto duri (direi dai 30 mm. in su) e che i terminali devono essere molto rigidi onde evitare che il gatto non solo non si allami, ma che non riesca neppure a incasinare la presentazione.

I miei preferiti sono D rig realizzati con nailon del 50 oppure con strutture di acciaio armonico o titanio (che di solito si usano per i cavetti rigidi da luccio).

Gli inneschi andranno protetti con rete o meglio con guaina termo retrattile, anche se l’opzione esche di plastica con cui pescare in mezzo alle boilie di pastura rimane decisamente una soluzione valida.

L’ibrido che userei io è la combinazione di una boilie vera, posta sul capello nella posizione più vicina all’amo, e di una finta indistruttibile, per avere sempre la sicurezza di avere comunque qualcosa in pesca.

Venendo ai miei personali consigli, io non pescherei MAI e soprattutto non pasturerei in uno spot frequentato dai gatti fino a che la temperatura dell’acqua non scende sotto i 15 °C, ovvero quando il loro metabolismo si abbassa in maniera significativamente differente dalla carpa che invece fino ai 10°C è ancora attivissima e particolarmente golosa!

Pasturare in estate in acque infestate significa semplicemente abituare i baffoni alle nostre esche, anche se sono fatte con ingredienti poco stimolanti e a quel punto non sarà più possibile stare in pesca con nulla.

Anche la scelta dello spot può essere interessante, in fiume ad esempio, quando l’acqua scende di temperatura, questi pesci tendono a spostarsi nelle buche più temperate, mentre le grosse carpe si possono ancora insidiare nelle forti correnti.

Di certo non pescherei mai long range o calando con la barca ove vi sia la possibilità di questo disturbo perché il rischio di non poter controllare e riposizionare frequentemente e velocemente l’esca (al lancio) mi farebbe perdere troppe possibilità di essere in pesca bene quando passa l’unica carpona della sessione!

Quanto scritto ha una certa valenza anche per il siluro, con il limite che la dimensione del pesce rende inutile provare a evitare allamate grazie alla dimensione della boilie.

Dal prossimo episodio presenterò delle ricette di mix più tecnici, iniziando dal glorioso Yellow bird food.

http://www.thebaitguru.it

Articolo precedente51. Scopex pepper
Prossimo articolo53. Yellow bird food
mm
Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.