65. La boilie da semplice a “complicata”

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“Io preferisco pescare con palline semplici” quante volte ho sentito questa frase pronunciata dopo aver parlato di esche tecniche e specifiche. A volte con l’arroganza di chi crede di mettere a tacere il proprio interlocutore con una frase a effetto che non può essere ribattuta.

Che cosa significa pallina semplice?

Facciamo un paragone riferendoci a un altro accessorio indispensabile: la canna da pesca!

Nei discount vendono dei combo pronti per la pesca a fondo composti di canna telescopica, mulinello basic e filo economico già montato. Si tratta di accessori semplici? Direi sicuramente sì, visto che con 20 euro ti porti a casa l’attrezzo base per iniziare a pescare a fondo.

Si possono catturare carpe con questi attrezzi? La risposta è, ovviamente, si!

Si possono certamente catturare le carpe a fondo con attrezzi da discount a basso prezzo.

A questo punto vi chiedo: ci fareste una settimana di pesca a Cassien o Pusiano con 3 di queste “ semplici” canne?

Credo che la risposta più ovvia sia no…perché questi attrezzi basici probabilmente sarebbero portati al limite e oltre, pregiudicando l’efficacia della vostra azione di pesca.

E allora per quale ragione dovreste affrontare la battuta di pesca della vita con esche semplici e non adattate al massimo per lo scopo e l’ambiente che vi prefiggete?

Semplice è un termine che si presta a molteplici interpretazioni…tanti s’identificano con “economico”, altri con “poco elaborato” e alti ancora con “ in linea con le mie capacità e conoscenze”.

Per me il termine “Semplice” riferito a una boilie significa solamente che quell’esca contiene al suo interno solamente gli ingredienti indispensabili per svolgere al meglio l’azione di pesca prevista ed essere funzionale a una strategia ben specifica.

A questo punto partiamo dal basico e sviluppiamo un concetto che passi da “semplice” a “complesso” in funzione di esigenze specifiche e definiremo quali, durante il percorso.

Spero in questo modo di fare chiarezza stimolando il ragionamento e non semplicemente proponendo il mio punto di vista.

Formulare un’esca nutritiva è il primo step, quello più semplice, perché basta avere una minima conoscenza di cosa mangia una carpa per capire quali sono i macronutrienti di cui ha bisogno.

L’esca nutritiva è per sua definizione destinata alla pasturazione preventiva, in modo da abituare il pesce a nutrirsene con regolarità, senza diffidenza per cadere facilmente nel nostro tranello.

Per iniziare bastano 3 elementi: la farina di soia, un legume ricco di proteine e fosfolipidi, dei particolari grassi che favoriscono digestione e metabolismo, la farina di semola rimacinata, un ingrediente ricco di amidi e glutine, due elementi che concorrono alla tenuta meccanica della pallina e infine la farina di pesce, quanto di più vicino possibile si possa trovare all’alimento naturale, che per convenzione decidiamo sia aringa LT, la più semplice da trovare.

Il base mix si compone di:

   -40% semola rimacinata

   -30% farina di soia

   -30% farina di pesce

Si potrebbe tranquillamente formulare in parti uguali, ma così è più facile da dosare.

Questa miscela contiene un sufficiente apporto di zuccheri, un ottimo contenuto proteico e di grassi, tanto da essere decisamente più nutriente del miglio cibo che la carpa può trovare nel suo ambiente, ad esempio il gambero d’acqua dolce.

Il gambero è semplicemente più digeribile(perché composto essenzialmente di acqua) e più naturale, nel senso che la carpa è abituata fin da piccola a ricercarlo, ma questi vantaggi si superano facilmente proponendo queste basic boilie con continuità e lasciando ai pesci il tempo per scoprirle e capire che se ne possono nutrire con vantaggio.

Come saranno rullate le boilie con questo base fish mix?

In pratica servono solo le uova , che apportando l’albumina creeranno la giusta compattezza e stabilità dopo cotte e aumenteranno la componente nutrizionale grazie alle sostanze contenute nel tuorlo.

Praticamente solo mix + uovo…e si chiude il primo step! Basterà continuare con costanza a pasturare ogni 2-3 giorni e dopo qualche settimana i pesci saranno abituati e noi inizieremo a catturare con continuità.

Queste boilies sono attrattive?

Decisamente no! Nessun elemento introdotto ha le caratteristiche per uscire dalla pallina e stimolare le carpe, ma questo non è importante perché grazie alle abbondanti pasturazioni, resteranno diverse esche sul fondale e fermenteranno grazie ai batteri e agli enzimi naturalmente presenti nell’acqua e sul fondo, fermentando e liberando quindi sostanze organiche appetibili ed attrattive. Questo processo è mediamente lungo ma di fatto non ci interessa velocizzarlo perché la pasturazione continua sopperisce a questo difetto.

Come possiamo migliorare questo basic mix da pastura?

In linea di massima si può lavorare sul gusto della pallina che , essendo un fattore di attrazione secondario, può stimolare le carpe a ricercare con maggior avidità le nostre esche aumentando le possibilità di catture multiple e ripetute.

A questo scopo l’intervento più semplice è inserire un liquido di gusto e gli ingredienti migliori da questo punto di vista sono gli olii essenziali, l’essenza appunto delle piante, spezie e semi da cui sono estratti, ricchi di sostanze chimiche primarie molto stimolanti per il pesce.

Tutti gli oli essenziali di uso erboristico si possono inserire nelle boilie, in dosaggi che vanno da qualche goccia qualche decina di gocce, a seconda della potenza gustativa della sostanza.

Il mondo del carpfishing usa questi prodotti dagli albori, dagli anni settanta, momento storico in cui è nata la boilie, poiché lo stesso Fred Wilton li utilizzava per identificare le sue palline.

Negli anni ottanta, il solito Rod Hutchinson si accorse delle potenzialità degli essenziali che contenevano eugenolo, un composto aromatico primario, contenuto in tante spezie. Il brillante carpista camuffò l’origine e le sostanze dando ai suoi oli nomi di fantasia e miscelando tipologie differenti in modo che fosse difficile individuare le fonti primarie. Oggi noi sappiamo che l’eugenolo è contenuto negli oli di noce moscata, chiodo di garofano, cannella, vaniglia e Ylang Ylang, nomi classici associati a esche di elevata produttività.

Anche i terpeni sono sostanze aromatiche molto attrattive contenute negli essenziali di agrumi e di geranio , ed infine ci sono gli alcaloidi presenti negli oli prodotti da spezie piccanti come pepe , peperoncino ecc.

Con poche gocce di olio essenziale, le nostre boilie assumeranno un gusto estremamente caratteristico che le renderà perfettamente riconoscibili dalla carpa, e decisamente più appetibili.

In questi termini anche il senso del dolce ci regala un vantaggio gustativo che stimola il pesce ad una maggior avidità alimentare permettendoci di iniziare a ragionare su sostanze in grado di uscire dall’esca ed incrementare leggermente anche l’attrazione primaria, in altre parole quella che avvicina il pesce alle esche.

L’uso del fruttosio, lo zucchero più solubile di tutti, è sufficiente a incrementare questa qualità e, di fatto, ci basterà introdurre 20-30 grammi di questo zucchero per kg. di mix (oppure 30-40 ml. se decidiamo di usare lo sciroppo di fruttosio) ottenendo un’esca con sapore decisamente differente da quella della prima fase.

Siamo ancora ad un livello molto basic, ma per un’esca da pastura, che usiamo con continuità e con la giusta quantità, in posti poco battuti da altri pescatori, ci si potrebbe fermare qui ed evitare ulteriori ragionamenti.

Quanti si trovano in questa situazione idilliaca? Direi una minoranza…per gli altri possiamo proseguire e definire altri step da raggiungere per ottenere un esca più performante.

Introduciamo un aspetto tecnico secondario ma importante: la componente meccanica e la conseguente capacità dell’esca di lavorare in acqua e sul rig nel migliore dei modi.

La boilie basic, rulla in maniera accettabile, ma tende a gonfiarsi e spappolarsi più passa il tempo d’immersione in acqua.

Queste due caratteristiche NEGATIVE sono trascurabili nella situazione idilliaca precedente, ma diventano importanti perché influiscono pesantemente sul buon funzionamento del terminale, che se è concepito per funzionare al meglio con esche da 20mm. non è detto funzioni bene se la boilie, gonfiandosi diventa 25!

Può succedere inoltre che a fronte di disturbo di altri pesci, o di ripetuti passaggi di grosse carpe piuttosto sospettose, l’esca si sfili dal rig facendoci buttare via una notte di pesca senza terminali in funzione.

Per modificare il nostro progetto iniziale in termini pratici dobbiamo introdurre nel mix dei nuovi elementi che concorrano a migliorare il comportamento meccanico dell’esca.

L’ingrediente che più si presta al miglioramento è il pastoncino , che non è un singolo ingrediente, ma a sua volta una miscela di per se ricca in termini proteici grazie appunto a farine che ci vengono in aiuto per migliorare la nostra pallina.

Il pastoncino che prendiamo a riferimento è il Biskò di Ravasi, sostituibile con molti altri prodotti ben descritti nei capitolo del libro e del sito.

La nostra ricetta diventa:

   -30% di farina di semola rimacinata

   -30% di farina di pesce

   -20% di farina di soia

   -20% di pastoncino

Ecco che introducendo un quarto ingrediente il nostro mix da pastura e pesca è divenuto più ricco di gusto, più compatto come struttura ed ha mantenuto una nutritività praticamente sovrapponibile a quello di partenza.

La variabile del pastoncino ci permette centinaia di sfumature di gusto differenti grazie alla grande disponibilità di questo tipo di ingredienti, favorendo un ulteriore miglioramento dell’attrazione secondaria, legata al gusto, di cui si parlava prima.

A questo punto possiamo decidere l’integrazione extra peso di spezie e sostanze vegetali aromatiche, nell’ordine dei 50 grammi per chilogrammo di mix, al fine di migliorare e personalizzare ulteriormente.

Erbe aromatiche, aglio, pepe, peperoncino, paprika, ecc. Sono tutte possibilità offerte e non resta altro che sbizzarrirsi con la fantasia al riguardo.

Non resta molto altro da aggiungere allo sviluppo di un mix di base destinato alla pasturazione massiccia, anche perché ulteriori aggiunte alzano il costo finale che è un dato fondamentale quando si devono impastare decine di chilogrammi di boilies al mese!

Rivolgiamo la nostra attenzione ad una strada differente che coniuga il nutrimento con l’attrazione.

Questo concetto complica decisamente i nostri progetti, perché quando si cercano di creare esche che siano stimolanti per il pesce sia in termini nutritivi , sia in termini attrattivi, bisogna iniziare a pensare all’esca finita, composta sia dai solidi(nutrimento) che dai liquidi (attrazione).

Il mix di queste due qualità permette di gestire composizioni nutrizionali più scarse, mediando con attrazione primaria e secondaria più spinte.

Le qualità meccaniche del mix diventano progressivamente più importanti perché per fare stare una buona quantità di liquidi nella boilie, la miscela di farine deve essere in grado di tenere , rullare e lavorare in acqua decisamente meglio di quanto abbiamo prodotto fino ad ora.

Rubiamo spazio nel nostro ultimo progetto togliendo un po’ di pesce, togliendo un po’ di semola e introducendo ingredienti dal gusto più marcato e le proteine del latte.

La nostra ricetta diventerà:

   -30% pastoncino o mix di pastoncini

   -20% farina di semola rimacinata

   -20% farina di pesce

   -20% farina di soia

   -10% di latte in polvere scremato

Per definizione siamo entrati nel magico mondo dei bird-fish mix , miscele di transizione che ci portano a complicare la pallina di partenza, guadagnando in termini di utilizzo in pesca.

Sì perché questo tipo di progetto si adatta a pasturare, ma anche a medio e breve termine, e ci permette le pescate più lunghe negli hot spot europei, giocandoci tutte le carte possibili per portare a casa il risultato.

Troppo complesso? Dipende dall’utilizzo, ma a mio avviso questa è la formula più conveniente da tutti i punti di vista.

Lo spazio occupato dalla farina di pesce può essere destinato ad altre farine animali proteiche, oppure a farine nutty, ricavate da semi oleosi, molto ricche di grassi buoni e di gusto.

Lo spazio destinato al pastoncino può essere impiegato miscelando differenti miscele ornitologiche creando combinazioni particolari, tipo quelle che si possono ottenere da un integrazione del 5-10% di un pastone caratteristico come il Robin red.

Queste miscele si rullano utilizzando componenti liquide decisamente più attrattive in termini primari(ovvero portare il pesce sull’esca) con quantitativi nell’ordine dei 30-100 ml. di liquid food o prodotti ugualmente stimolanti, inseriti in funzione di quanto attrattiva vogliamo rendere la pallina (e questo dipende dall’impiego). Risulta sempre vincente l’utilizzo di un aroma di sintesi , anche questo scelto e dosato in funzione dell’impiego specifico, della conoscenza che abbiamo dell’acqua che affronteremo e della nostra fantasia ed estro.

Il mio consiglio è sempre lo stesso, poco aroma di qualità eccelsa in acque abitate da grossi pesci e ricche di nutrimento proteico, una dose massima in acque limacciose e sporche.

Chiudiamo questa corposa pillola dedicando alcune riflessioni allo “stato dell’arte” ovvero le esche sostanzialmente attrattive che ingannano il pesce facendogli credere che ci sia nutrimento quando invece non c’è.

Sono le carrier baits a me molto care, le più difficili da realizzare come complessità di progetto perché richiedono un mix ineccepibile come meccanica in grado di contenere grandi dosaggi di liquidi attrattivi.

Si parla in questo caso di 50/50, una miscela di farine semplici, che permette di creare esche complesse grazie all’apporto di liquid food, creme aromatiche, sostanze organiche, aromi e dolcificanti.

http://www.thebaitguru.it

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.