61. Mix da gara

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I garisti hanno necessità molto specifiche legate all’esigenza di tenere in pastura più pesci possibile, (la taglia non è così importante) per tempi lunghi, senza saziarli, cercando di fare quante più catture possibile.

Sono però vincolati all’uso “dell’esca bollita” da regolamento e, a dirla tutta, cercano di evadere questa regola al limite del lecito, arrivando spesso all’utilizzo di pastelle cotte.

L’uso di feeder, method e pastebait sono vietati, altrimenti la maggior parte dei campi gara verrebbero sbaragliati, ma non si tratterebbe più di carpfishing.

Nello sviluppo di un’esca specialistica, bisogna tener conto quindi di alcune esigenze strutturali, della necessità di una forte attrazione in tempi brevi, e di una componente nutritiva bassa, per evitare di ingolfare la posta e rimanere senza partenze per troppo tempo.

Da un punto di vista pratico, la boilie dovrebbe comportarsi come una pellet, sciogliendosi e lasciando ben poco sul fondo.

I liquidi sono responsabili dell’attrazione e vanno curati nei minimi ter-mini. Infine serve produrre molta esca, di conseguenza il costo finale andrebbe calmierato e controllato.

In genere il garista non è un appassionato self maker o per lo meno non ha tutto questo tempo da perdere per studiare miscele e impastare, quindi anche la scelta degli ingredienti deve prevedere una facile reperibilità.

Pensando alla base solida del mix, bisogna imparare dal mondo della pesca al colpo, scegliendo gli ingredienti utilizzati per realizzare le pasture dedicate ai ciprinidi, fra cui vorrei citare la famosa Sensas 3000 e i suoi additivi, tipo il Carpix.

Questa ricca miscela impastata con poche uova e un liquid food a piacere, consente di realizzare delle piccole “bombette” molto solubili (in funzione del numero di uova inserite) mantenendo una rullabilità accettabile.

Il processo di fabbricazione va però adattato allo scopo procedendo al contrario.

In pratica prendo un kg. di pastura, inserisco il Carpix aggiungo 3-4 uova e impasto.

A questo punto si aggiunge il liquid food poco alla volta, fino a raggiungere la consistenza che serve per rullare, e poi si cuoce come una boilie.

Quest’operazione può essere fatta con quasi tutte le pasture da fondo, avendo l’accortezza di provare con modica quantità per adattare e aggiustare il tiro senza scarti.

La quantità minima di uova per 1 chilogrammo di farina è di due, al di sotto di questa soglia non si raggiunge una consistenza tale da restare in regola.

Lo sviluppo del mix partendo dalle farine, si basa su ingredienti mutuati dal mondo della pesca al colpo: la farina di biscotto il principale ingrediente di volume usata nelle pasture da carpa, buon legante che apporta gusto.

Il pane, altro elemento di struttura, che si può trovare in molteplici varietà (pane rosso, pane belga, pane francese ecc.) che si differenziano per doti leganti.

Per questo progetto consiglio la farina di pane bianco che si può creare da soli macinando il normale pane raffermo.

Per gestire la parte meccanica non si utilizzeranno i costosi ingredienti proteici dei mix più blasonati, ma un connubio di amido e gel.

Infine la parte attrattiva solida, da inserire nel mix, sarà la farina predigerita di pesce oppure di fegato grasso di maiale o di pollo, a seconda delle preferenze.

Mix di base:

-20% di biscotto frollino micronizzato

-20% di pane micronizzato

-20% di farina di soia tostata

-15% di fish meal predigested (oppure fegato)

-10% di latte scremato in polvere

-10% di mais precotto

-05% di destrina

Anche in questo caso si aggiungo 3-4 uova per kg. alle farine e si completa con i liquidi scelti, sfruttando tutte le combinazioni suggerite nelle altre ricette del libro.

http://www.thebaitguru.it

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.