47. Dosare gli ingredienti

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In un universo così vasto, come quello degli ingredienti, è facile perdersi se non si hanno dei punti fermi.

Ogni sacchetto, ogni boccino colorato e ogni ingrediente a prescindere dalla sua forma fisica, deve essere dosato con attenzione per offrire il massimo delle potenzialità.

Le grandezze con cui ci confrontiamo sono: grammi e chilogrammi per i solidi, gocce e millilitri per i liquidi.

Per misurarli correttamente, ogni carpista deve avere un bilancino preciso al grammo, in grado di arrivare, come portata, ai 2 chilogrammi.

Per i liquidi servono invece una serie di misurini graduati e pipette che permettano di calcolare poche gocce, come grandezze nell’ordine dei 300 mil.

Sostanzialmente, le indicazioni che riceviamo in merito ai dosaggi prevedono un minimo e un massimo.

La dose minima rappresenta la quantità, al di sotto della quale, la sostanza non ha effetti di gusto e nemmeno attrattivi. Sostanzialmente al di sotto di questo valore conviene non metterla.

La dose massima rappresenta in genere la soglia, oltre la quale la sostanza inizia a presentare delle problematiche.

Queste problematiche possono essere di varia natura: in caso d’ingredienti solidi, potrebbe rappresentare il limite oltre il quale si mette in crisi la tenuta e la meccanica del mix.

Nei liquidi, potrebbe rappresentare un limite di sicurezza (valido solo per le sostanze organiche molto potenti), oppure si riferisce sempre alle problematiche di gestione meccanica del costrutto.

Alcuni ingredienti attrattivi, indicano la soglia di massima resa, creando quindi un preciso limite oltre il quale si rischia di convertire il messaggio chimico in repulsivo, a causa magari della scarsa naturalità dello stimolo.

In bait guru, sono sempre indicati i livelli minimi, mentre per ciò che riguarda il massimo dosaggio, molte volte è specificato che questo dipende esclusivamente da motivazioni economiche oppure dalla capacità del mix specifico di riuscire a “contenere” il determinato elemento.

Questo vale, per esempio, per quasi tutti i liquid food, che rappresentano la componente attrattiva e di gusto della totalità delle esche “pronto pesca” e che quindi beneficiano dei grossi quantitativi d’inclusione.

Nel caso degli aromi, s’indicano a volte dosaggi che si riferiscono ai test fatti dall’azienda distributrice, nelle acque locali, garantendo quindi una resa massimizzata per i pescatori di quella zona.

Tutti gli ingredienti liquidi dosati a gocce, si devono considerare come POTENZIALMENTE PERICOLOSI e non bisogna creare sovra dosaggi che superino il doppio del massimo consentito.

Attenzione a non cadere nell’errore d’interpretazione dei dosaggi riferiti a prodotti anglosassoni, che sono in genere riferiti al numero di uova indicate per impastare la libbra di mix, che è una grandezza corrispondente ai 450 grammi.

Come ho spesso affermato in bait guru, preferisco riferirmi al chilogrammo di mix che è una grandezza non variabile a causa di fattori concomitanti.

Se per esempio dovessi dosare l’aroma di sintesi sul numero di uova, sarei costretto a limitare il quantitativo massimo di liquid food o altri liquidi in genere a un massimo di 100 ml. totali, altrimenti dovrei variare il numero di uova utilizzate, sballando il tutto.

Ritengo che il metodo più avanzato di costruzione delle boilie sia il mio crazy method, per il semplice motivo che parte dal progetto di liquidi nutritivi e attrazione da inserire nell’esca e regola le uova di conseguenza.

Potete rivedere il metodo in questa pillola:

https://www.thebaitguru.it/2020/08/12/il-metodo-crazy-bait/

Nel prossimo episodio parleremo ancora di self made “estremo” con la ricetta per faare due tipi di pastoncino casalighi.

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.