49. Crazy Krill fermentato

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Mi avete chiesto in tanti cosa caratterizzava le mie esche ready made (ormai uscite di produzione proprio a causa della difficoltà a reperire questo elemento), e così ho deciso di scrivere una pillola di bait guru dedicata che crea un riassunto con un metodo semplificato rispetto all’originale che risulta ben descritto nel libro Bait guru.

In sintesi volevo che le mie ready made fossero caratterizzate da un’elevata presenza di Krill, su una base bird food, e che questa sostanza fosse presente nell’esca in alto dosaggio sia in forma solida (farina) che liquida (predigerito fermentato).

La prima fase di sviluppo dell’esca mi portò a creare in casa il processo di fermentazione del krill partendo dalla farina, per poi trasferire le competenze all’azienda produttrice.

Come al solito la pillola sarà un sunto e quindi veniamo subito agli ingredienti per trasformare 1 chilogrammo di farina di krill:

– 1000 grammi di farina di krill di buona qualità

– 400 ml. di acqua non clorata (usare acqua di bottiglia a basso residuo fisso)

– fermenti lattici vivi in bustina per preparare lo yogurt

– 100 ml. di aceto di mele

– 100 grammi di zucchero

– 200 grammi di sale

Mescoliamo con il frustino la farina di krill, lo zucchero, l’acqua e l’aceto realizzando una poltiglia umida ben distribuita.

A questo punto incorporiamo 2 bustine di fermenti lattici (in genere sono dosi già pronte per un litro di latte, se fossero dosate sul mezzo litro, ce ne servono, ovviamente, il doppio), rimescoliamo per ben per distribuire il tutto e quindi trasferiamo in un adeguato contenitore, meglio di vetro, che sia più capiente rispetto al contenuto per gestire i gas della fermentazione.

Lasceremo fermentare per 2-4 giorni a temperatura ambiente (non al freddo), sfiatando quotidianamente l’eccesso di gas.

Dopo questa fase, aggiungiamo il sale e rimescoliamo il tutto. Il sale ha il compito di fermare la fermentazione e stabilizzare il contenuto e deve essere presente in quantità compresa fra il 15 e il 25%.

Lasciamo riposare ancora e noteremo una progressiva stabilizzazione del prodotto.

Dopo altri 2-3 giorni, sarà pronto per essere inserito, secondo il metodo crazy bait, nella parte solida del mix in precedenza alle uova.

P.S. se preferite ottenere una soluzione più fluida, tipo liquid food, per intenderci, alla fine di questa fase dovete diluire il tutto con glicole e sciroppo di fruttosio, partendo da 250 ml. di sciroppo e 250 di glicole, a salire, a seconda del grado di densità che desiderate raggiungere.

Buon appetito…

Nel prossimo episodio si torna alle ricette di provata efficacia con la Lemon Crab.

http://www.thebaitguru.it

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.