9. Gli aromi, le “pozioni magiche”del carpfishing

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Gli aromi sono gli ingredienti più controversi fra tutti quelli usati per fare le boilie.

La domanda nei club, nei forum e fra gli amici è sempre la stessa: “gli aromi servono oppure no?”.

E qui tutti si schierano su un fronte oppure all’opposto, mentre la risposta sta semplicemente nel mezzo: DIPENDE!

Cominciamo con il dire che gli aromi di sintesi N.I.sono commercializzati dalle aziende del carpfishing fin dagli anni settanta e già nei primi cataloghi Catchum di Rod Hutchinson se ne trova una discreta selezione. Dal mio punto di vista già il fatto che siano sul mercato (alcuni sono sempre uguali) da 50 anni la dice lunga sulla loro efficacia in pesca! Se questo non fosse sufficiente, basterebbe pensare che pescatori del calibro di Hutchinson, Nash, Baker, kemp, Thorpe ecc. hanno impostato la loro fama e l’efficacia delle loro esche proprio su questi ingredienti, per sentirsi fuori luogo nel dire che non servono a niente!

Pensare che un ingrediente storico, usato dai più grandi pionieri della nostra disciplina sia inutile, solo perché non lo utilizziamo e prendiamo comunque qualche carpa è decisamente una presa di posizione semplicistica e piuttosto ingenua! Come a dire che tutti pescano allo stesso modo, negli stessi ambienti e con lo stesso approccio!

In genere i pescatori che hanno avversione per gli aromi di sintesi sono quelli che pasturano e pescano con esche nutritive e che quindi beneficiano meno degli altri dell’effetto attrattivo di questi ingredienti. Infatti è corretto affermare che le componenti attrattive dell’esca  perdono di importanza, rispetto alla sostanza (che è data dalle farine e dagli ingredienti solidi), proprio in quei casi in cui si pastura abituando le carpe a trovare nelle boilie un nutrimento importante e costante.

Di fatto chi crea una food bait, deve curare al massimo l’aspetto nutritivo e del gusto (attrazione secondaria) piuttosto che investire in ingredienti che stimolano e richiamano i pesci verso la pastura. In quest’ottica , una buona conoscenza delle farine di base e un’ottima conoscenza degli spot, che permettano di pasturare in prossimità delle aree d’alimentazione o di transito dei grossi pesci, sono qualità sufficienti per catturare con costanza.

Se sentite di appartenere a questa categoria di self maker, potete fermarvi qui con la lettura, oppure decidere di approfondire perché comunque, sapere come creare esche veloci e dinamiche, può sempre tornare utile.

Definito che gli aromi appartengono ad una categoria di ingredienti molto importanti per chi pesca alla ricerca del target, oppure per chi si sposta continuamente variando tipologia di acque, possiamo iniziare a capire come funzionano e perché.

Gli aromi di sintesi sono sostanze complesse composte di decine di ingredienti chimici primari disciolti in una sostanza di base definita solvente. L’uso del solvente è indispensabile per sciogliere e gestire sostanze dosate in quantitativi infinitesimali che sarebbero impossibili da dosare altrimenti.

La loro capacità attrattiva dipende dal fatto che molte di queste sostanze organiche somigliano o mimano precisi segnali che i pesci ricercano in natura per trovare le fonti alimentari. Se pensiamo ad esempio agli acidi organici prodotti dalla fermentazione,(es. acido butirrico) si tratta di sostanze espulse da molti animaletti di cui la carpa si nutre e presenti nelle proteine in decomposizione .Gli stessi segnali che portano le carpe a trovare una colonia di molluschi o di gamberi, per capirci.

Si è deciso, mutuando dalle dinamiche della chimica alimentare, di utilizzare concentrazioni comprese da 1:1000 a 1: 5000 , dove cioè c’è una parte di sostanza chimica ogni mille o più parti di solvente. Questo permette di raggiungere le giuste proporzioni attiranti , inserendo 2-10 millilitri di aroma per ogni mezzo chilogrammo di mix circa(la famosa libbra britannica).

Questa standardizzazione presenta comunque un range di utilizzo che deve essere interpretato in funzione della potenza di stimolo che si vuole dare, tenendo in considerazione che questa dipende dal tipo di acqua che affronteremo. Banalizzando il concetto possiamo affermare che più pulita e pura è l’acqua dove vivono le nostre prede, minore sarà la dose di stimolo chimico. Questo perché nelle acque pulite e trasparenti i pesci sono molto più sensibili e riescono a cogliere segnali infinitesimali di sostanze attrattive. Viceversa in acque torbide e inquinate, lo stimolo va alzato verso i livelli massimi suggeriti, altrimenti diventa invisibile per il pesce.

Un ulteriore distinzione si fa in base al pH dell’aroma in quanto tanto maggiore è la differenza con l’analogo valore dell’acqua , tanto più forte sarà l’azione della sostanza chimica (vale per tutte le sostanze chimiche usate, non solo per gli aromi).

Quindi aromi basici, tipo quelli gusto pesce come squid, crab ecc. si dosano mediamente più alti di quelli acidi , visto che mediamente il pH delle acque con buone carpe va da 7 a 9.

Non tutti gli aromi hanno la stessa efficacia nel pratico e purtroppo molte aziende hanno la brutta abitudine di scoprire una fragranza molto buona e mettere in catalogo tutte le varianti che la ditta di aromi è in grado di produrre.

Purtroppo ogni azienda ha 4-5 aromi in catalogo veramente eccezionali e gli altri probabilmente semplicemente mediocri.

Come si fa a capire cosa scegliere?

La risposta è semplice e ci riporta all’inizio di questa discussione: si tratta di scegliere da aziende che sono sul mercato da diversi anni, e che quindi hanno potuto ampiamente sperimentare e provare sul campo la resa dei propri aromi. I nomi sono sempre quelli, ormai passati sulla bocca di intere generazioni di carpisti. Non bisogna aver paura di usare un aroma del passato pensando che sia caduto in disuso. Ciò che attraeva le carpe 50 anni fa , le attrae certamente anche oggi!

Ovviamente l’abuso di determinati aromi, soprattutto in ambienti chiusi o medio piccoli, può portare a diffidenza verso quel tipo di fragranza, ma in acque libere questa eventualità è molto remota. Io ad esempio ho pescato per 20 anni con 3 aromi : fragola, scopex e tutti frutti, senza aver mai cali di resa e insoddisfazioni.

Nella prossima puntata parleremo di esche self e di esche ready, analizzando i pro ed i contro di entrambe le soluzioni.

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.