Esche pronte o fatte in casa? Tralasciando l’aspetto ludico ed emotivo , dipende da molti fattori. Se proprio vogliamo fare un distinguo direi decisamente self made se voglio realizzare una food bait con cui pasturare, mentre per esche da pescata veloce ci si può tranquillamente affidare a quelle pronte di buona qualità.
Ovviamente catturare pesci con i propri intrugli è gratificante, ma chi non ha molta esperienza, rischia di perdere tempo dietro ad illusorie alchimie che magari regalano sonori cappotti, mentre bastava aprire un sacchettino “di quelle buone” per fare il pesce della giornata!
Trovare delle ottime food bait pronte non è facile in quanto sono poche le aziende che investono in questo tipo di prodotti molto specifici in termini nutritivi, dato che la stragrande maggioranza dei clienti ricerca prodotti pronto pesca ad elevata resa. Fare una buona food bait con cui pasturare non è complicato. Basta impostare una base bird food mix, arricchirla con nutrienti di origine animale (farine di pesce, di carne, di crostaceo, di organi interni ecc.) e fornire al pesce questo alimento comodo e vantaggioso con una certa continuità e nei posti giusti. Una strategia che rende molto ma che costa molta fatica perché si deve andare sul posto pesca 2-3 volte a settimana e bisogna realizzare diverse decine di chilogrammi di palline per coprire le esigenze di continuità.
Credo siano rimasti in pochi a praticare questo metodo arcaico di approccio, mentre 30 anni fa si pescava praticamente solo in questo modo.
È molto più semplice ed a volte estremamente redditizio, andare in cerca della presenza delle carpe , cambiando frequentemente spot in funzione della stagionalità e degli eventi atmosferici, per insidiare il pesce direttamente dove staziona. Per attuare questa strategia non servono grossi quantitativi di esca ma è fondamentale che quelle poche boilie siano molto attrattive e che interessino immediatamente i grossi ciprinidi facendo leva sulla loro sensibilità chimica e sensoriale.
Questo è il terreno di sviluppo favorito dalla maggior parte delle aziende, che una volta tarate le macchine produttrici su mix stabili e facilmente gestibili, spendono tutto il “budget” nelle sostanze attrattive che sono per lo più liquide.
Queste esche presentano una grande omogeneità di lavorazione e facilità di conservazione per tempi lunghi, risultando il prodotto ideale da imbustare e commercializzare.
Ma com’è fatta, in linea di massima, una ready made?
Per girare bene nelle rullatrici industriali, il mix è molto plastico ed elastico, prerogativa questa di miscele ricche di amidi, come boilie mix, 50/50 e semplici miscele bird food. Queste basi di lavoro sono in genere arricchite con un 10-20% di solidi nutrienti dal gusto molto marcato, tipo le farine estrattive di origine vegetali, le spezie, gli estratti di pesce o crostaceo e gli appetanti derivati dalle farine di fegato ed organi interni (usate per scopi analoghi nell’industria delle crocchette per cani e gatti).
La parte solida viene messa a girare in tramoggia o impastatrice e addizionata di liquidi umettanti (in genere glicole e sciroppo di mais, che dolcifica anche il costrutto) nei quali vengono disciolte le sostanze attrattive , che sono di solito combinazioni specifiche di amminoacidi, aromi di sintesi, dolcificante e acidi organici. Una volta che le farine si sono impregnate di sapore e aromi, si aggiungono le uova industriali (uovo liquido pastorizzato venduto in taniche), si finisce di impastare, si estrude e si rulla il tutto a macchina.
Questa modalità è la stessa che io descrivo nel libro come metodo Crazy, dove i liquidi occupano la parte di maggior importanza in un’esca reattiva da caccia , mimando i segnali chimici più stimolanti per il pesce e ingannandolo nel vero senso del termine con un cibo che sembra molto più nutriente di quello che in realtà è.
Ma come si sceglie un’esca pronta efficace? Ci sono dei sistemi che permettano di riconoscere un prodotto di qualità da uno scarso? E soprattutto , cosa distingue un prodotto di qualità da uno scarso?
Per scegliere un’esca affidabile ci sono alcuni parametri empirici, il primo fra tutti è la presenza sul mercato di quell’esca da più di un paio di stagioni. Questo perché le aziende hanno necessità di offrire al pubblico prodotti sempre nuovi per motivi di marketing, ma si guardano bene dal togliere dal mercato una boilie che ha avuto un sacco di report positivi!
Un altro parametro interessante è il prezzo al chilogrammo, che ovviamente dipende anche dalle dimensioni dell’azienda e dal quantitativo prodotto (un’esca semi-artigianale prodotta a 100 kg. la volta, non può costare come un prodotto industriale fatto da macchine che di kg. ne girano 1000!) ma di fatto è impossibile scendere sotto la soglia dei 5-6 euro al chilogrammo usando farine e ingredienti di prima qualità.
E questo già ci fa capire che esche da 2-3 euro al kg. vengono prodotte con farinaccio (non è una brutta parola, ma un termine tecnico che identifica farine di scarto contaminate da crusca e residui della pianta), tritello di mais e gelatine industriali che aiutano a compattare e rullare le palline che quindi contengono solo aroma di sintesi, dolcificante e conservanti di scarsa salubrità.
Però non vorrei essere frainteso e mi sento quindi di aggiungere che anche queste boilie possono catturare carpe, semplicemente perché l’aroma è fatto bene e ben studiato, ed è quindi in grado di attrarre carpe, anche se per tempi brevi e a volte stressando gli spot a causa dei residui di materiale non digerito e defecato(alcuni gel sono indigeribili e transitano per l’intestino del pesce uscendo uguali a come sono entrati).
Per un tipo di approccio dinamico, ideale per le ready made, non conviene lesinare troppo sulla qualità, visto che comunque non servono grossi quantitativi di palline.
Nella prossima puntata inizieremmo a ragionare su come si progetta e compone un mix , sia per creare una food bait, sia per un’esca da caccia.