13. tiger nut e arachidi

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Molti carpisti sostengono che in determinate acque le boilies non rendono più e che l’unica alternativa valida è rappresentata dalle tiger nuts.

Questa affermazione mi vede in disaccordo non tanto perché considero una buona boilie sempre superiore ad una tiger nuts, ma poiché ritengo che si sia persa la capacità e la tecnica per condizionare le carpe a mangiare buone boilies, di conseguenza ci si deve adattare ad esche più semplici come utilizzo.

Le noccioline tigrate (chufa o zigolo dolce) sono indubbiamente delle esche valide che si adattano perfettamente allo stile di pesca “nomade” che caratterizza la maggior parte degli approcci dei moderni carpisti. Quando si cambiano spesso gli spot senza preparare preventivamente la posta, diventa decisamente complesso interessare le carpe con esche molto nutrienti ma poco attrattive, oppure con semplici ready made fatte solo con semola e aroma.

Di conseguenza la componente zuccherina e fermentata delle tiger, diventa molto più veloce ad entrare in pesca, proponendo alla carpa un’alternativa decisamente interessante anche come gusto.

Se a questo aggiungiamo come la chufa sia mediamente più resistente ai disturbi di tante boilie e come sia anche meno attraente per alcune specie di disturbatori, risulta facile capire come possa facilmente diventare un’esca di successo.

Alla domanda se si possono definitivamente sostituire le boilie con le tiger in questo tipo di pescate, mi sento di rispondere che è effettivamente possibile farlo senza grossi rimpianti.

A patto di ovviare al principale difetto delle tiger che nasce dal pasturare in prossimità dell’esca con le stesse noccioline fermentate , che possono essere sparpagliate dalle carpe stesse, attraverso la deiezione di materiale parzialmente digerito, in un area ampia anche lontana dall’innesco stesso.

Questo perché le nocciole intere non sono facilmente digeribili e i pesci tendono a defecare pezzetti delle stesse che comunque risultano ancora edibili.

Possiamo leggere su bait guru come preparare delle efficaci esche da innesco, nel capitolo del sito o del libro dedicato a queste noccioline.

Per preparare la pasturazione che eserciteremo durante la pescata (oppure precedente alla stessa, visto che nulla vieta di preparare comunque lo spot), conviene usare le tiger spezzate , le tiger sbucciate e le noccioline di piccole dimensioni, miscelate in un rapporto 3/5 sbriciolato + 1/5 sbucciate + 1/5 tiger piccolissime,

Il processo di cottura ideale , rispecchia quello classico degli inneschi anche se io suggerisco di utilizzare invece dell’acqua, per ammollo e bollitura, il latte di tiger nut stesse oppure il latte di mandorla o soia oppure avena (se proprio non vi riesce di trovare quello di chufa).

una volta fermentato il tutto con le modalità classiche, lo impasteremo con un method creato con parti uguali di farina di tiger e pane vecchio sbriciolato , impastato con l’estratto di tiger(che è più denso e appiccicoso del latte), per realizzare delle piccole palle con cui pasturare.

Decisamente consigliato l’utilizzo di fake tiger per realizzare inneschi ad omino di neve che combinano una grossa jumbo con una piccola imitazione di plastica.

Un’alternativa del passato molto meno nota delle chufa sono le arachidi, un legume decisamente saporito e nutriente che piace molto alle carpe ma che pochi carpisti utilizzano come innesco.

Negli anni novanta era difficile trovare queste noccioline crude e sgusciate, per questo motivo nessuno ne ha mai fatto un utilizzo corretto con pasturazione preventiva e pesca. Ed è un peccato, perché chi ha provato, ha potuto scoprire un’esca dalle elevate potenzialità ed efficacia.

Ai nostri giorni le arachidi si possono acquistare sia crude che tostate, già sgusciate, perfette per essere preparate come innesco. Nel caso delle spagnolette crude, basta bollirle e fermentarle con un processo identico alle tiger nut, mentre la versione tostata va semplicemente fermentata perché già cotta.

Questo piccolo tubero è così ricco di proteine e grassi, da creare un processo fermentativo molto più vigoroso rispetto allo zigolo dolce, con un intensità di odore e sapore difficilmente descrivibile a parole.

Per quello che riguarda l’innesco, si fora in maniera analoga alla nocciolina spagnola, sfruttano anche in questo caso le imitazioni in plastica galleggiante che permettono di realizzare l’omino di neve classico e di restare in pesca molto a lungo.

In termini di nutrimento ed efficacia nel pre baiting , le arachidi superano molte boilie, raggiungendo valori inferiori solamente ad esche realizzate con fish mix o bird fish mix. Quindi anche nel lungo periodo condizionano il pesce con una certa continuità mantenendo elevato il rateo di catture.

Per gli amanti delle alternative c’è l’imbarazzo della scelta, tanto da rendere l’utilizzo delle classiche palline un ricordo lontano.

Nella prossima puntata ci fermiamo a cavallo del regno animale e vegetale, parlando di un fungo: il lievito.

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.