41. pH e chimica applicata

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La serata sull’esca del 7 ottobre ha lasciato delle domande in sospeso perché il tempo è sempre troppo poco quando si trattano argomenti di comune interesse.

Il pH è l’argomento trainante delle decine di messaggi che ho ricevuto, quindi scrivo questa pillola di guru che ha come caratteristica saliente, lo stile diretto e la semplicità che caratterizza questa rubrica.

Alla domanda: ” il pH mi permetterà di catturare più carpe?” rispondo direttamente NO! Così chi non è interessato si ferma qui e non si sorbisce il pippone pseudo-scientifico.

Conoscere le dinamiche chimiche che regolano l’esca vi serve come cultura personale, per colmare una curiosità specifica e per amor di conoscenza di cosa accade sotto acqua quando gettate la vostra manciata di boilie…se siete interessati a questo allora continuate pure con la lettura.

   – pH dell’esca

Il pH dell’esca, dato rilevabile micronizzando la boilie per poi discioglierla in acqua a pH neutro per misurare il tutto con strumenti adeguati, è un dato INUTILE ai fini di conoscenza perché dato dagli equilibri di tutte le sostanze inserite nell’esca stessa.

Se è vero che la sinergia di queste sostanze concorre al gusto finale della pallina stessa, è altrettanto vero che la chimica di attrazione lavora nell’acqua per singoli elementi e di conseguenza quello che vogliamo conoscere e interpretare è il pH delle singole sostanze chimiche attrattive inserite.

   -punto isoelettrico

https://www.chimica-online.it/organica/punto-isoelettrico.htm

In parole povere il punto isoelettrico è quel valore di pH nel quale la sostanza , fra le altre cose, ha la minima solubilità ed è rappresentato dal pH della sostanza.

in pratica, se io ho un aroma scopex che ha pH circa 4 e lo immergo in un’ipotetica acqua con pH 4 (esempio non reale poiché in questa famigerata acqua non potrebbe vivere nessun animale), l’aroma non si scioglierebbe nel liquido e di conseguenza non potrebbe uscire dalla pallina né attrarre alcuna carpa.

Aromi, amminoacidi, sostanze primarie ecc. Sono tanto più solubili nell’acqua QUANTO MAGGIORE è LA DIFFERENZA DEL LORO VALORE DI pH RISPETTO A QUELLO DELL’ACQUA STESSA.

Forse a questo punto capite meglio perché l’aroma scopex è molto valido in tutte le acque a prescindere dalla stagione?

   -quindi l’efficacia di un aroma dipende dal suo pH?

NO. L’efficacia di un aroma dipende da molti fattori di natura chimica e non solo dalla sua solubilità o velocità di scioglimento nel liquido. I segnali chimici primari che lo distinguono vengono percepiti dal pesce come stimolo alimentare più o meno forte e questo ne determina l’efficacia in senso assoluto.

Al limite il suo valore di pH ci permettere di determinare un dosaggio specifico in funzione del tipo di acqua in cui andremo a utilizzarlo.

Esempio pratico : lo squid è un aroma a pH 8 , quindi tendenzialmente basico. Nessuno nutre dei dubbi sulla sua efficacia in pesca! Però sono effettivamente molte le acque con pH vicino a 8 (direi la maggior parte degli hot spot da carpe), di conseguenza dovremmo pensare che fatica a disciogliersi velocemente in acqua ed è vero! È un problema questo? Analizziamo i fatti:

Un’acqua a pH 8 è di certo uno spot a elevata presenza di nutrimento naturale, dove sono certamente presenti carpe di grossa mole(tipo Endine, per capirci) con una sensibilità chimica specifica verso nutrienti organici di natura animale e quindi diffidenti verso stimoli chimici troppo forti, quindi la solubilità basa dell’aroma garantirebbe una costante di segnali a medio\basso livello, molto simili ai segnali nutritivi . Quindi un innegabile vantaggio strategico per pescate che durano più giorni!

Come doserò l’aroma? Diciamo che posso tranquillamente spingermi al massimo, caratterizzando l’esca con un gusto pieno e duraturo, senza paura di sovra stimolo, poiché l’aroma uscirà dalla stessa molto lentamente e quindi per tempi molto lunghi!

Avrebbe senso dosare un aroma tendenzialmente basico in bassi dosaggi per pescare in un lago tendenzialmente basico? NO, sarebbe come non metterlo!

E se io volessi pescare a Endine con un aroma alla fragola , con pH di circa 6 (quindi leggermente acido) come mi devo comportare? Considerando la differenza di potenziale fra aroma e acqua, devo prevedere uno scambio veloce , di conseguenza basteranno dosaggi medi . Per questo  motivo, 20 anni fa , suggerivo e rullavo esche nutty con 5 ml. di aroma fragola per kg. di mix, per pescare nel magnifico lago Lombardo.

E se volessi usare lo scopex ? direi che a quel punto dovrei dosarlo intorno ai 3-4 ml. max.

E se volessi usare una scopex + fragola? Direi che dovrei dosare 2 ml. scopex + 3 ml. fragola…

e così via!

Quindi devo andare a Endine a misurare il pH dell’acqua prima della pescata e poi preparare le esche?

Decisamente no! Il pH di un’acqua si può intuire dal tipo di acqua…fiumi e laghi con acque pure sono SEMPRE tendenti al basico , mentre le pozze , i canali e le acque stagnanti in genere tendenti all’acido o neutre…

In caso di acque sconosciute, preparo esche da pastura a dosaggio aromatico medio (che non sbaglio mai) e mi preparo inneschi diversificati, alcuni molto carichi a pieno dosaggio, alcuni senza neppure l’aroma e adatto in funzione del caso.

Anche perché potrei aver voglia di esche che “sparano” al massimo fin da subito, in tutti quei casi , tipo le pescate di una settimana in ferie, dove i primi giorni voglio lasciare l’innesco ad oltranza per 2 notti , per verificare la presenza di pesce sullo spot. Se calo un’esca dura e protetta, a pieno livello di aroma acido, in un’acqua basica, avrò un effetto potentissimo nelle prime ore, mentre poi l’esca si scaricherà da sola…garantendomi attrazione più delicata per la seconda notte!

E se voglio preparare un’esca unica?

Allora devo sfruttare un all round , tipo la scopex squid liver che viene considerata un’esca da caccia proprio micidiale perché associa alti dosaggi di aroma basico, associati a basso dosaggio di aroma acido e la forte spinta organica dei liquid food inseriti…

Così come la monster crab – arancio…

Oppure la Monster crab – fragola…

e così via!

Per chi vuole vedere un video completo, lascio il link:https://www.youtube.com/watch?v=xArp030sLsc

Nella prossima puntata analizzeremo ulteriormente le tematiche di scambio con l’acqua.

http://www.thebaitguru.it

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.