17. il krill

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Il krill è uno dei miei ingredienti preferiti ed è alla base dell’alimentazione dei mammiferi più grandi del pianeta, le balene.

In questo piccolo gamberetto si nasconde un potenziale di sostanze fondamentali per vari organismi tanto da essere utilizzato anche per produrre integratori alimentari anche per l’essere umano, con proprietà antitumorali e di protezione del sistema cardiovascolare.

Per le carpe il Krill è una vera droga e difficilmente si possono trovare altre sostanze completamente naturali che esercitino sul pesce un’azione così potente e marcata.

Il Krill è commercializzato in farine con tre differenti livelli di qualità, da quella dedicata all’alimentazione umana definita Krill protein, allo standard Krill meal, per finire a quella dedicata alle industrie del pet food che è utilizzata per fare crocchette e mangimi dedicati ad animali da affezione. La farina di Krill di qualità standard può essere inserita nel mix in dosaggi da 5% al 30% in funzione del tipo di esca e del costo relativo della stessa.

Il krill liquido è proposto da diverse aziende in gradi più o meno elevati di diluizione con altre sostanze come sciroppi zuccherini o propilene glicole ed è utilizzabile come liquid food per caratterizzare esche specialistiche o per impastare method e pasture.

Nel mio immaginario l’esca perfetta dovrebbe contenere un alto dosaggio di gamberetto sia in forma solida, sia liquida, integrando il tutto su di una base bird food leggera se si vogliono ottenere esche da pescata veloce, in stile ready made.

Oppure abbinato a un’ottima farina di pesce ricca a sua volta di omega 3, come il salmone LT, se lo scopo è creare un perfetto connubio alimentare, ideale per pasturare a medio/lungo termine.

La chimica ideale da associare a questo ingrediente è certamente acida, con gli aromi fruttati tipo “berry” a farla da padrone come resa sul breve, mentre gli acidi organici forti, come l’acetico o il butirrico, inseriti in dosaggi bassi sulle palline destinate a condizionare dal punto di vista alimentare.

Molte aziende produttrici hanno puntato su questo prezioso e funzionale ingrediente, per caratterizzare sia le ready made sia le loro miscele di punta. Questo particolare non dovrebbe sfuggire al pescatore più attento perché può determinare sia la fortuna che l’insuccesso in pesca!

Nelle acque libere, di grandi dimensioni e ben popolate di grossi pesci, è d’aiuto il fatto che molti pescatori usino ingredienti molto caratterizzanti e riconoscibili dal pesce, perché, di fatto, abitua alla ricerca di quelle boilie in particolari in poste che sarebbero altrimenti impossibili da condizionare grazie alla pasturazione del singolo.

Viceversa, nelle piccole acque molto pressate, il fattore “riconoscimento” dell’esca, innesca prematuramente il rifiuto da parte dei pesci più smaliziati e sospettosi.

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Sono nato in provincia di Treviso nel luglio del 1972 ed ho scoperto la passione per la pesca all'età di circa sei anni, fermandomi a guardare i pescatori di trote lungo il fiume della mia cittadina. Purtroppo mio padre Pietro non era un appassionato, quindi mi toccò arrangiarmi in maniera autonoma, munito solo della mia curiosità di bambino e confidando nella pazienza di quei vecchi pescatori che tempestavo di domande circa la tecnica, i nodi, le esche e le catture. Scoprii allora che nella pesca nulla è regalato e le informazioni che ricevevo erano più stimoli a sperimentare che non risposte certe. I miei genitori si decisero a farmi la licenza a otto anni, limite minimo consentito dall'associazione pescatori, dopo due anni di gavetta fatti nei laghetti sportivi pescando le trote. Ho praticato tutte le tecniche dell'epoca, canna fissa a persici sole, passata al tocco in torrente, spinning con cucchiaino e pesca a fondo classica per carpe, anguille e pesci gatto. Per mia fortuna la provincia di Treviso è sempre stata generosa in termini di ambienti e stimoli, permettendomi di crescere come pescatore a 360°. Mio padre Pietro morì prima del mio diciottesimo compleanno e l'anno che ne seguì fu per me molto difficile, introspettivo e buio, non pescai per molti mesi e mantenni l'aggancio con la passione solo grazie alle riviste di pesca che divoravo assiduamente. Fu proprio per merito di una rivista che conobbi la nuova tecnica importata dall'Inghilterra e grazie a un autore in particolare, Giorgio Balboni, me ne innamorai! Il carpfishing degli anni novanta era differente, molto introspettivo e adatto a pescatori piuttosto schivi e solitari, disposti a isolarsi anche per lunghi periodi in ambienti vergini, dove i cappotti erano all'ordine del giorno. Io ero il candidato ideale visto che già vivevo in un mio mondo fatto esclusivamente di allenamenti in palestra e momenti passati da solo in mezzo alla natura. Come spesso accade nella vita, il destino mise sulla mia strada le persone giuste e così durante una trasferta al negozio della famiglia Boscolo di Preganziol incontrai “Cambogia”, una delle figure più importanti della mia vita, uomo ricco di vicissitudini e orfano di padre come me, capace di gustare i profondi silenzi della pesca. Diventammo inseparabili e la decade che seguì a quel primo incontro ci vide affrontare le acque di tutta Italia e le mecche estere. Alcune volte siamo stati i primi a portare questa tecnica in acque vergini con altalenanti successi ed enormi soddisfazioni, ma noi non pescavamo solo per catturare pesce, avevamo bisogno di evadere da una realtà che ci opprimeva per rifugiarci in riva a qualche corso d'acqua dove stavamo in sintonia, senza parlare anche per giorni. E nonostante tutto ci capivamo al volo solo con uno sguardo. Il carpfishing mi ha rapito per buona parte della mia gioventù fissando ricordi indelebili di pescate solitarie durate anche trenta giorni consecutivi, in ambienti incontaminati. Mi sono spinto al limite e stavo per cadere nell'oblio dal quale mi sono salvato grazie alla nascita dei miei figli che mi hanno riportato a vivere in maniera costruttiva questa passione. Nel frattempo ero già diventato l'esperto di esche del mio piccolo gruppo di amici ed è stato chiaro fin da subito che la boilie avrebbe condizionato il mio modo di vivere la passione per la pesca alla carpa. Negli anni della ragione, grazie allo slancio imprenditoriale del giovane Fabio Boscolo, erede di una famiglia d’illuminati commercianti, nacque l'azienda Big Fish con la quale ho collaborato fino al 2010 in compagnia dell'amico e "guru" dell'esca Sandro Minotto. Gli anni con Big Fish mi hanno permesso di attingere direttamente all'e-sperienza di Richworth Streamselect, la prima industria nata per la produ-zione di boilies e di avere contatti diretti con i più grandi produttori di pet food e mangimi. Sono riuscito anche a realizzare il sogno di contattare Fred Wilton, il vero "Bait guru" del libro, con il quale ho intrapreso un rapporto di amicizia epistolare fatto di consigli, di aneddoti e credo di essere l'unico Italiano ad aver personalmente conosciuto l'inventore della boilie. Big Fish mi ha permesso di avere un filo diretto con tutti gli appassionati Italiani, grazie all'esperienza più bella e impegnativa della mia vita, rappresentata dalla gestione del monumentale forum a tema dell’azienda dove raccogliemmo un mondo d’informazioni, ricette, esperienze e consigli purtroppo andati persi. Negli ultimi anni ho ricevuto più di 10.000 messaggi personali suddivisi fra forum ed email ai quali mi pregio di aver risposto con enorme soddisfazione e spero chiarezza. Questo bagaglio d'informazioni mi ha spinto a creare prodotti per l'esca dedicati al nostro territorio e ai nostri ambienti, facendo diventare Big Fish la principale azienda del settore in Italia e una delle poche in grado di esportare conoscenza anche in Francia e Inghilterra. Avevo tre sogni per ciò che riguarda la ricerca e la diffusione delle competenze tecniche, elaborare una mia ricerca sull'esca, progetto riuscito nel 2012 sviluppando la teoria dell'elevata energia potenziale, ottenuta grazie alla ricerca e lo sviluppo di super nutrienti a base di grassi predigeriti e modificati, sfociata poi nel White fish mix. Creare un'esca pronta a mio nome, iniziativa riuscita nel 2013 con lo svi-luppo della crazy ready made, una boilie costruita su un’idea ambiziosa con tutti gli ingredienti nutritivi e attrattivi prodotti in autonomia e non mutuati da altri settori. L’ultimo dei miei sogni era scrivere un libro per raccogliere tutto il sapere e le esperienze di questa vita di studi, di ricerche e di avventure di pesca.