La carpa è un animale molto curioso dotato di sensi vigili e sviluppati, adatti a trovare cibo anche in condizioni di scarsa luminosità. Ci vede benissimo e grazie ad una visione tetrapolare , distingue le sfumature di colore e i contrasti , qualità che può essere interessante sfruttare in pesca.
Diciamo subito che le colorazioni fantasiose e fluorescenti sono formulate più per il pescatore che non per il pesce! A noi basta portare a casa il concetto che il pesce vede PERFETTAMENTE un’esca chiara su fondo scuro e viceversa.
Fra bianco splendente, giallo fluo o rosa shocking, vi sono differenze relativamente piccole, se queste boilie le poggiamo su un fondale marrone scuro o nero!
Mentre per la pesca sulle spianate sabbiose e chiare, ci convengono colorazioni ombrose, tipo il rosso cupo donato da una buona presenza di Robin red , oppure il verde profondo caratteristico della spirulina!
Il fattore curiosità, scatenato dall’elevata visibilità dell’esca è noto agli specialisti delle fake bait (esche finte di plastica) che spesso catturano grossi esemplari in cattività (ma succede a volte anche in acque libere) semplicemente perché il pesce ha deciso di portare alla bocca quello strano pezzo di plastica , poggiato su un letto di poltiglia ben profumata e stimolante (i resti sciolti della compressa di PVA che accompagna questo tipo di inneschi).
Con il terminale adeguato, questa incauta prova si può trasformare in una spettacolare allamata che porta il pesce dall’acqua alle nostre braccia!
In ambito naturale poco pressato, con grossi pesci che vivono seguendo le naturali dinamiche della ricerca del cibo sfruttando sensi più chimici della vista, spesso la visibilità diventa controproducente e conviene che la fonte dei segnali nutritivi (la nostra food bait) sia mimetizzata con il fondale, obbligando il pesce a decise aspirazioni che sono fondamentali per il buon funzionamento dei normali riga da fondo.
In questo caso infatti, la possibilità di poter studiare l’innesco perché molto visibile, potrebbe permettere al pesce di assaggiare con sospetto e delicatezza, riuscendo quindi a evitale l’auto-allamata, come spesso si vede nei video subacquei ad alta definizione.
Quindi la visibilità ha dei pro e dei contro che devono essere studiati attentamente e che possono essere sfruttati in molteplici modi e possibilità. Mi viene l’esempio delle pescate lunghe, nelle quali già dal primo giorno si scaricano diversi chilogrammi di esche sullo spot per interessare quanti più esemplari possibile. In questa abbondanza di stimoli, diventa statisticamente impegnativo che l’esca posta sul rig, se uguale a tutte le altre intorno, venga mangiata per prima dai pesci accorsi al banchetto. Ecco quindi che la prima notte di pesca, potrebbe essere vantaggioso innescare anche dei terminali con pop up molto visibili, da calare proprio al centro della grande macchia di pastura, per provare a catturare fin da subito le prime carpe accorse (che non è sempre detto che siano le più piccole). Poi con il passare dei giorni ed i pesci che si abituano a cercare sul fondo le esche da pastura, conviene ridurre le dimensioni della macchia e calare bocconi esattamente identici alle palline offerte liberamente.
La forma della boilie è un’altra caratteristica dell’esca che si è persa nel tempo a causa della standardizzazione dei processi produttivi a tavola, che offrono sfere sempre più perfette.
In realtà la sfera è la scelta migliore solo in termini di possibilità di pasturazione da riva, in quanto può essere scagliata con gli appostiti tubi a distanze siderali.
Per pasturare , se buttiamo le esche sotto riva o dalla barca, sono decisamente meglio i cubi tagliati a coltello , perché presentano almeno 4 facce grezze senza crosta e sono decisamente più veloci quindi a cedere attrattivi all’acqua. Per realizzarli basta cuocere la “pizza” d’impasto alta 1-2-3 centimetri e dopo cottura tagliare con un coltello affilato in cubi delle dimensioni pari allo spessore.
Una pratica comunque veloce che garantisce di poter produrre e cuocere buone quantità di esca, senza dover acquistare l’estrusore e la tavola, visto che basta una dima per la misura in altezza ed il mattarello per stendere.
Interessante anche l’uso ibrido di cubi e esche sferiche, fatte con la stessa ricetta, visto che comunque l’innesco sferico garantisce un miglior funzionamento dell’hair rig , mentre il grosso cubo necessita di capello mediamente più lungo.
La forma è interessata in maniera diretta nel funzionamento del terminale , tanto è vero, che nel 1993 , a causa di un errore che portò alla produzione di esche cilindriche invece che sferiche, i pescatori che utilizzarono comunque quelle esche, si accorsero che producevano allamate migliori soprattutto al cospetto di carpe molto sospettose! Erano così nate le “Dumbell”, le esche a cilindretto. Questa particolare forma può essere innescata perpendicolare al rig , favorendo il posizionamento della punta dell’amo verso il basso con un effetto che viene definito: ”Ancora”.
Le dimensioni dell’innesco vengono spesso definite importanti n termine di selezione e questo è certamente vero quando si parla di disturbo di piccoli pesci oppure se si sta parlando di boilie da 50 millimetri! Altrimenti è inutile pensare che un’esca da 24-30 mm. possa limitare una carpotta di 7-8 kg. decisa a mangiare l’innesco.
Diciamo quindi che per chi pastura con continuità è conveniente usare anche grossi diametri per far si che la pastura arrivi preferibilmente alle carpe, ma in tutti gli altri casi, più piccola è la boilie e migliore diventa l’attrazione.
Non c’è infatti paragone fra pasturare 2 chilogrammi di palline da 10 millimetri e lo stesso peso in esche da 24! La superficie di distribuzione è enormemente maggiore nel primo caso e un’esca piccola crea minor diffidenza e stimola notevolmente di più in termini attrattivi.
Sul tema dello stimolo attrattivo, vi rimando alla prossima puntata dove tratteremo le “pozioni magiche” usate nel carp fishing : gli aromi…